1. "La siepe". Proprietà privata e proprietà collettiva nel dibattito fra Pascoli e D'Annunzio, di CLAUDIA DI FONZO, docente di Diritto e letteratura nella Facoltà di Giurisprudenza di Trento.

   Riassunto. L’intervento si propone di illustrare il dibattito relativo alla piccola proprietà contadina, attraverso i contributi e lo scambio intercorso tra due figure esemplari della letteratura italiana: Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio. Pascoli affronta la questione della proprietà privata in parte aderendo a quel socialismo anarchico a causa del quale era stato arrestato durante una manifestazione studentesca, in parte proponendo, idee e soluzioni personali. Egli introduce concetti importanti come quello della tutela della «piccola» proprietà contadina e insieme della necessità di rendere collettiva la ricchezza: «bilancio collettivo». D’Annunzio, in dialogo con Pascoli, aderisce all’idea della necessità di tutelare la proprietà privata, e sebbene la sua posizione non raccolga il portato della proposta pascoliana, dimostra l’interesse che questo dibattito ha avuto in quella fase della storia d’Italia e della sua produzione letteraria.

2. "Proprietà ambientale" e contratto ecologico": un altro modo di soddisfare i bisogni, di MAURO PENNASILICO, professore di Diritto privato nel Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università degli studi "Aldo Moro" di Bari.

   Riassunto. La concezione della terra come valore ideale, bene comune non economico da conservare e trasmettere alle generazioni future, ispira l’elaborazione di una nuova categoria, la c.d. “proprietà ambientale”. In questa prospettiva, la situazione soggettiva del proprietario non può più essere ricondotta alle classiche facoltà di godimento e di disposizione: il godimento della terra finisce per essere “contemplazione”, mentre il potere di disposizione non può che essere strumentale al godimento, identificandosi con il potere di gestire il bene per la sua conservazione, in coerenza con le esigenze di una collettività. Emerge qui la rilevanza del contratto come strumento preordinato a regolare non tanto un conflitto tra interessi antagonisti, in funzione dello scambio di utilità, quanto piuttosto il concorso di una pluralità di interessi convergenti. Si allude a una nuova declinazione dei fenomeni contrattuali, che valorizza l’incidenza sulla categoria contrattuale dell’interesse ambientale, in attuazione del principio dello sviluppo sostenibile. Occorre, dunque, indagare la conformazione all’interesse ambientale dei contratti pubblici e privati, ai quali si applicano criteri ambientali. L’obbligatorietà di tali criteri trasforma l’interesse ambientale in un limite interno all’attività di operatori pubblici e privati. L’analisi “ecologica” del diritto contrattuale, alla luce dei principi di sostenibilità, solidarietà e sussidiarietà, induce ad accreditare un nuovo paradigma contrattuale: il “contratto ecologico”, fonte di rapporti giuridici patrimoniali sostenibili e strumento attuativo di un diverso modo di soddisfare i bisogni, ispirato all’economia circolare, equa e solidale.

3. Un altro modo di possedere ed anche di produrre e di governare: contraddizioni ed evoluzioni possibili, di GIORGIO PIZZIOLO, professore nell'Università degli studi di Firenze e nell'International Institute for Advanced Studies in System Research and Cybernetics, Ontario Ca.

   Abstract. Produrre con la natura in modo rinnovabile e socialmente equo, Possedere collettivamente, Governare ed autogestire comunitariamente, sono state forme integrate ed “altre” delle relazioni Uomo/Società/Ambiente nell’ambito delle Terre Civiche e Collettive, fino dalle loro più antiche origini.
   Oggi tutto questo sistema di relazioni si presenta con caratteri nuovi e drammaticamente contrastanti.
   Di fronte ad un’economia globalizzata e dominata dalla finanza, e ad una società sempre più parcellizzata, i territori e le comunità “dell’altro modo di possedere” sono di fronte ad un bivio, e ciò comporta:
   - o adeguarsi al modello imperante e anzi divenirne un agente aziendale, industrializzato, mercantile all’interno delle catene globali
   - o fare evolvere, in senso comunitario contemporaneo, le produzioni e le gestioni, verso modalità ecologiche integrate.
   Questa drammatica problematica attraversa ormai le nostre comunità territoriali e la nostra stessa comunità scientifica e richiede di sviluppare anche un “diverso modo di pensare”, non subalterno alle ideologie dominanti che proprio in questo Centro Studi potrebbe essere adeguatamente sviluppato.

4. Agricoltura urbana: “un altro modo di possedere” gli spazi civici, di MARIASSUNTA IMBRENDA, professore di Diritto Privato nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Salerno.

   Riassunto. L’ultimo quarantennio ha registrato, su scala mondiale, una crescente diffusione di orti e giardini all’interno degli insediamenti urbani. Il fenomeno - lente privilegiata di osservazione di quello che P. Grossi definisce un «diverso modo di percepire e realizzare il rapporto soggetto/cosa produttiva», alternativo al paradigma di appartenenza della proprietà individuale, oggetto di significative aperture anche da parte della giurisprudenza di legittimità e costituzionale - involge, da un lato, la mutata accezione valoriale dell’agricoltura; dall’altro, il ruolo proattivo della società civile. La modificazione dei bisogni sociali (l’esigenza di alimentarsi in modo sano e meno inquinante; di rendere le città più coese e inclusive dal punto di vista sociale; le difficoltà economiche provocate dalla attuale crisi finanziaria) e la emersione, nel quadro del principio di sussidiarietà, di nuovi criteri di organizzazione dei servizi, trovano plastico riscontro nel recupero finalizzato alla coltivazione di aree, in proprietà pubblica, marginali e degradate (c.d. “terzo paesaggio”). Orti urbani, giardini condivisi, guerrilla gardening - «beni a fruizione collettiva», che per il loro «valore ideale» sono, ben oltre il valore della solidarietà, «patrimonio comune» - recuperano quella «diversa visione del rapporto uomo/terra», che P. Grossi rileva essere propria «delle prassi agraria e silvo-pastorale, pervicacemente difeso dalle popolazioni rustiche», rimarcando compiutamente l’idea della «conservazione ambientale» sottesa all’agricoltura.

5. I risultati del progetto europeo "Comunix" - Partecipazine attiva dei giovani nella gestione di terreni comunitari, di CHIARA ANSALONI, storica dell'arte medievale e consigliera della Partecipanza Agraria di Nonantola.

   Riassunto. È possibile coinvolgere le giovani generazioni nella gestione dei terreni collettivi? C’è un modo di far conoscere ed attirare l’interessare dei ragazzi verso le Partecipanze, i Baldios portoghesi o i Montes Viciñais spagnoli e, più in generale, verso gli assetti fondiari collettivi?
   Questa è stata la sfida del progetto Comunix, finanziato dal Programma europeo Erasmus +, vinto dalla Partecipanza Agraria di Nonantola, da un istituto di ricerca portoghese (CES – Centro di Studi Sociali dell’Università di Coimbra) e da una cooperativa culturale spagnola (Trespés Soc. Coop. Galega).
   L’obiettivo principale di “COMUNIX” era avvicinare e stimolare i giovani alla conoscenza delle forme di proprietà collettiva presenti nei diversi paesi europei puntando a valorizzare il ruolo attivo delle nuove generazioni nello sviluppo di questi luoghi.
   Il progetto europeo, che ha preso il via il 4 febbraio 2017 a Nonantola con il convengo internazionale “Semi di futuro: scuole comunitarie e proprietà collettive”, si è concluso a settembre con un seminario internazionale in Portogallo. La fase centrale del progetto si è svolta ad agosto in Galizia e Portogallo grazie ad una scuola estiva a cui hanno partecipato 21 ragazzi tra i 18 e i 30 anni provenienti da Spagna, Portogallo e Italia.
   La scuola ha permesso ai ragazzi di conoscere le diverse tipologie di assetti fondiari collettivi presenti in Galizia e Portogallo, rapportandoli all’esperienza italiana delle Partecipanze Agrarie grazie ai numerosi punti in comune. Gli studenti hanno appreso e sperimentato quanto possa esserne complessa la gestione e come sia necessario superare insieme le sfide che si presentano di volta in volta, hanno analizzato come poter valorizzare queste istituzioni grazie ad attività agroforestali e zootecniche, ma anche con la creazione di itinerari turistici legati a percorsi storici e archeologici. Al termine della scuola i ragazzi hanno compreso come gli assetti fondiari collettivi possano rappresentare un “altro modo di possedere” e diventare una reale risorsa per il futuro e non un obsoleto retaggio del passato.

6. La cultura giuridica di Paolo Grossi. Uno statuto epistemologico per la disciplina degli assetti fondiari collettivi, di SIMONE ROSATI, dottorando di ricerca in Storia del diritto presso l'Università degli studi di Milano.

   Riassunto. Il presente studio intende analizzare il contributo di Paolo Grossi alla disciplina degli assetti fondiari collettivi dal peculiare punto di vista della epistemologia da intendersi, in siffatta sede, principalmente come costruzione di un metodo attraverso il quale acquisire una conoscenza scientifica sul tema in questione.
   Si ritiene in particolare che l’opera sapiente di Paolo Grossi su tale argomento, di cui ripercorreremo le principali tappe svelandone la profonda cultura giuridica sottesa, abbia permesso di affrancare la teoria dei diritti collettivi da una molteplicità di prevenzioni e falsificazioni storico-giuridiche che nel corso della storia non hanno consentito di approcciarsi a tale materia con adeguati strumenti ermeneutici e metodologici.
   Al termine del presente contributo, la lettura della vasta e pregevole produzione scientifica grossiana sugli assetti fondiari collettivi offrirà un vero e proprio vademecum metodologico in grado di guidare il percorso di indagine dello studioso che voglia scrutare la intima realtà degli assetti fondiari collettivi.

7. Il Bolla dell'Archivio "Vittorio Scialoja" (1934-1943): una rilettura, di MARCO P. GERI, ricercatore in Storia del diritto, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Pisa.

   Riassunto. La ricerca propone una rilettura dei contributi di Gian Gastone Bolla, alla rivista «Archivio “Vittorio Scialoja” per le consuetudini giuridiche agrarie e le tradizioni popolari italiane», da lui stesso fondata nel 1934. Ne risulta il profilo del maestro promotore del “diritto agrario” che compie una sorta di ideale percorso dalle consuetudini agrarie agli assetti collettivi, inaugurando la grande stagione della rivalutazione nell’ordinamento italiano di queste realtà.

8. Diritti fondiari e dottrina sociale della Chiesa: un riconoscimento difficile, di FRANCESCO MUSOTTI, professore di Istituzioni di economia, Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e ambientali, Università di Perugia.

   Abstract. Con il presente scritto cerchiamo di ricostruire il punto di vista della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) rispetto ai diritti collettivi di proprietà e uso della terra. Ci sono almeno due ragioni per un simile intendimento, specie secondo l’invito di questa Riunione a trasformare l’elaborazione dottrinaria sull’altro modo di possedere in progetto culturale.
   La prima consiste nella vasta reputazione che la DSC ha guadagnato da un paio di decenni e oltre, quale orientamento del pensiero socio-economico critico, per il ruolo di argine al dominio del pensiero neo-liberista.
   La seconda deriva nella necessità, scientifica non meno che politica, di spiegare i punti di svolta che dal 1891, anno di diffusione della Rerum Novarum ad oggi hanno letteralmente rovesciato (da ostile in “accogliente”) l’atteggiamento della DSC verso i diritti fondiari collettivi.
   La traiettoria della DSC è sintetizzabile nei seguenti punti:
   - L’origine (Rerum Novarum)
   - L’apertura al nuovo (timida, ma sicura) della Gaudium et Spes
   - Il documento (1997) del Pontificio Consiglio per La Giustizie e per la Pace che a favore delle politiche di riforma agraria (in corrispondenza con la lotta dei Sem Terra in Brasile)
   - La concezione di Papa Francesco, sancita nella Laudato sì, della proprietà comunitaria come patrimonio culturale e quindi bene non negoziabile.

9. La gestione ecologica degli usi civici in Sardegna. Nuove proposte economiche verso un altro modo di possedere, di EMANUELE PINNA MASSA, dottore in Cooperazione e Innovazione nell'economia globale.

   Sommario. Come contributo al tema generale della ventitreesima Riunione Scientifica del Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive, si propone un estratto della tesi di laurea magistrale conseguita all’Università di Torino nel luglio scorso. Grazie all’assistenza fondamentale del relatore e dei correlatori, questi ultimi principali responsabili del Centro di Studi della Sardegna sulle Terre Civiche, si è sviluppato il tema delle nuove proposte economiche relative all’utilizzo degli usi civici in Sardegna appunto.
   Partendo da un’analisi dell’origine storica delle terre civiche, utile affinché gli attori locali prendano coscienza dell’importanza di questo patrimonio collettivo, si discutono quali tutele giuridiche esse necessitano. Considerandole nella più ampia categoria dei beni comuni e proponendone un’utilizzazione attinente alle teorie neo-istituzionaliste di Elinor Ostrom, si tenta di avanzare un nuovo paradigma economico nel quale gli usi civici della Sardegna possano rientrare. Presentando dei casi di studio pratici nella parte conclusiva del contributo si vuole considerare l’importanza della partecipazione dei proprietari delle terre civiche, ovvero i cittadini, che cooperando con le istituzioni locali possono attuare uno sfruttamento ecologico e responsabile delle stesse.
   Attraverso questo contributo si auspica di alimentare la discussione sulle possibilità che altri modi di possedere le terre collettive facciano nascere nuovi indirizzi economici che ne evitino il degrado e l’abbandono.

10. Common land use conflicts: aspetti comparatistici della gestione dei conflitti negli assetti fondiari collettivi, di FIORE FONTANAROSA, docente di Comparazione giuridica e uniformazione del diritto nell’Università degli studi del Molise, Campobasso.

    Abstract. Negli assetti fondiari collettivi i diritti sulla proprietà della terra sono normalmente regolati da diverse fonti giuridiche, quali consuetudini, pratiche tradizionali, accordi (formali ed informali) stipulati dai membri della comunità. Questa ‘complessità’ giuridica produce talvolta ‘incertezze’ in ordine alla titolarità dei terreni e delle risorse naturali, generando conflitti tra gli appartenenti alle collettività locali. Tuttavia, le controversie tra i comproprietari vengono normalmente risolte all’interno delle stesse comunità, tramite negoziati informali e reciproci accordi tra le parti, talvolta mediante l’ausilio di un terzo soggetto, quale, ad es., il capo villaggio o l’anziano sapiente, così evitando il ricorso alle corti di giustizia.

11. Verso un Patto mondiale per l’ambiente: una maggiore tutela dei beni collettivi nel diritto internazionale, di AMEDEO POSTIGLIONE, presidente onorario aggiunto Corte Suprema di Cassazione, cofondatore del Forum EU Giudici per l’Ambiente, direttore Fondazione ICEF.

    Abstract. L’Autore, che ha partecipato con la Fondazione ICEF a Parigi il 24 giugno 2017 alla presentazione del nuovo Patto Globale per l’Ambiente come diritto umano da parte del Governo francese - anche per una più decisa difesa del clima e dell’Accordo di Parigi - ne illustra il contenuto essenziale, sottolineandone il carattere giuridico innovativo. Nota con favore la ripresa in senso politico della filosofia dell’ambiente come diritto-dovere umano universale, come uno dei pilastri di una vera Governance Globale Ambientale.
    L’idea della Governance integrata fu lanciata per la prima volta in modo chiaro nella Conferenza ICEF del 1989 in Roma, patrocinata dalla Corte Suprema di Cassazione e dall’Accademia Nazionale dei Lincei. Questa idea, ripresa dal Governo francese, è sostenuta anche dal Club dei Giuristi francese ed inizia un cammino partendo da un nuovo Patto, rafforzativo del sistema dei diritti umani. L’Autore saluta con favore questa iniziativa ed auspica il sostegno del Governo italiano, anzi un impegno a favore di un sistema di Governance completa con Organi permanenti e specifici per l’ambiente in sede internazionale, per meglio affrontare la sfida di un radicale mutamento dell’economia oggi ancora dominata dalle energie di origine fossile dannose per gli equilibri fondamentali della natura, come suggerito dalla scienza.

12. Gestione della viabilità collettiva nei territori montani dell’Austria, di Dipl.-Ing. FRIEDRICH WALTER MERLIN, Direttore tecnico dell’Ufficio del Governo regionale Carinziano, Autorità Agraria, Villach / Austria.

    Zusammenfassung. Die Weganlagen, welche diese Flächen erschließen, sind überwiegend gemeinschaftliche errichtet worden und funktionieren grundsätzlich nach den Prinzipien der Commons wie sie Elinor Ostrom beschrieben hat.
    Abstract. Va premesso che in Austria le superfici adibite alle colture agricole e forestali, al pari dei masi di montagna, godono di un’ottima accessibilità. La rete viaria a servizio delle superfici coltivate è stata in gran parte realizzata quale opera comune e viene gestita secondo i principi dei Commons descritti da Elinor Ostrom.