IL FUTURO DEGLI ASSETTI FONDIARI COLLETTIVI
STA NELLA MEMORIA DELLE LORO RADICI

Trento, 21-22 novembre 2019


LE RAGIONI DI UNA RIUNIONE SCIENTIFICA

Con la convocazione della 25^ Riunione scientifica, il Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive si pone l'obiettivo di costituire una ulteriore occasione di incontro fra studiosi, ricercatori accademici, amministratori degli enti di gestione, testimoni ad alto livello, per approfondire i temi più attuali degli assetti fondiari collettivi.

In contrasto col sentire comune, che identifica la proprietà collettiva con un settore tradizionale e quindi poco innovativo, vi sono, invece, molte ragioni che ci inducono a ritenere altrimenti.

Giovandosi, allora, delle opportunità derivanti dalla collaborazione transdisciplinare, la Riunione si pone come sede di confronto, di dibattito e di approfondimento culturale per quanti identificano nella proprietà collettiva un diverso modo di possedere (contrastando il forte pregiudizio ideologico contro la proprietà collettiva) ed un diverso modo di gestire (contrastando l'opinione ampiamente diffusa secondo cui la proprietà collettiva è fonte di inefficienza).

 

DATA E SEDE DI SVOLGIMENTO

La 25^ Riunione scientifica si svolgerà in seduta plenaria nei giorni di giovedì 21 e venerdì 22 novembre 2019, a Trento, nella Sala Conferenze del Dipartimento di Economia e Management, via Rosmini, 44.

 

IL TEMA GENERALE

Con continuità, il Centro studi ha fatto riferimento all’esperienza degli enti di proprietà collettiva e di essi sempre ha messo nella dovuta evidenza sia la “costante resistenziale” a fronte dei ripetuti tentativi orientati alla loro estinzione, sia la plurisecolare attenzione alle attività di tutela e di conservazione al meglio del demanio collettivo. Sarebbe, infatti, troppo lungo ricordare le lotte che le organizzazioni famigliari montane del Nord Italia hanno condotto sul piano giudiziario e politico per difendersi dalle legge 1766 del 1927 e per porsi fuori dalla sua applicazione.

Eppure, ancora nel 1929, A. Serpieri nella sua “Guida a ricerche di Economia agraria” presenta le comunità montane come “un ordinamento assai frequente nella montagna italiana, specialmente nelle Alpi e nell’Appennino settentrionale e centrale”. È, poi, del 1977 la pubblicazione del noto contributo di Paolo Grossi “Un altro modo di possedere”, dal quale si evince la caratteristica degli assetti fondiari collettivi quali artefici nel lungo periodo ambientale di una ecologia integrale e di una economia antropologica. Ed è del 1985 la promulgazione della Legge 431 (c.d. Legge Galasso) che ha fatto emergere sul piano operativo il sistema storico dei beni di uso civico e che tutela questi beni come beni di interesse paesaggistico ed ambientale, da cui discende l’interesse della comunità generale alla conservazione degli usi civici nella misura in cui questa contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio.

Fedele al suo statuto, il Centro studi, già con l’organizzazione della 10^ Riunione scientifica del 2004, ha voluto richiamare l'attenzione degli amministratori e degli studiosi sulla situazione dei domini collettivi nelle diverse realtà del nostro Paese, quale risultante di necessità e di opportunismo, di legalità e di abusivismo, di rassegnazione e di arroganza, di dinamiche di lunga o di breve durata, di protezionismo nostalgico e di sfruttamento predatorio delle risorse e come forma distintiva dell'innovazione che investe lo spazio rurale e che ha un impatto, diretto o indiretto, sulle terre di collettivo godimento, talvolta di non immediata percezione e di non facile valutazione. Ed alla trattazione scientifica dell’incontro aveva posto il titolo provocatorio – “Decolonizzare la proprietà collettiva” – al fine di sollecitare interventi su alcuni concetti – autonomia locale, pianificazione centrale, sviluppo sostenibile e durevole, sussidiarietà – essenziali ad individuare ruoli nuovi per i domini collettivi, facendosi carico ad un tempo di una sfida e di una speranza.

Dobbiamo ora riconoscere che la legge n. 168 del 20 novembre 2017, approvata con votazione unanime sia dall’assemblea del Senato della Repubblica, sia da quella della Camera dei deputati, colloca definitivamente i domini collettivi in una situazione politico-giuridica diversa da quella del 1927. Li colloca, infatti, nella condizione della “nuova modernità” (R. Mordacci, 2017), dal momento in cui, a parere di molti osservatori, il legislatore ha accolto, in materia, la nuova concezione di uguaglianza/autonomia, che essenzialmente significa autonomia nelle scelte e nella presa delle decisioni.

Il che impone di ripensare i principi per una strategia sostenibile, ambientale ed economica, in un sistema economia/ambiente in continua evoluzione, e che, necessariamente, rimanda alla diversità dei contesti ecologici e culturali.

Infatti, perché sia sostenibile ed anche durevole in un territorio ad uso estensivo, di cui il demanio collettivo interessa una quota ragguardevole, il processo di sviluppo deve essere radicato nell’economia delle collettività insediate nel territorio. Per questo, “i livelli di governo elettivo devono esercitare la loro azione per ispirare, dare potere, guidare, facilitare, incoraggiare, assistere, appoggiare; (ma) essi non dovrebbero dirigere, comandare, amministrare o realizzare progetti, se non al fine di appoggiare lo sforzo generale, e perciò al di là della capacità locale” (J. Friedmann, 1979).

Con il riconoscimento dei domini collettivi, la legge 168/2017 favorisce, quindi, la ricerca che mira a rintracciare nelle collettività titolari del possesso fondiario collettivo il centro di iniziativa e di attività che fonda l’esperienza plurisecolare in termini sia di conoscenza della collettività stessa e del patrimonio collettivo, che di azione per la regolazione dell’utilizzazione della capacità produttiva del demanio collettivo, per un verso, a supporto delle famiglie ed imprese della stessa collettività e, per un altro verso, al duplice fine di minimizzare l’eccesso di domanda di risorse naturali ed ambientali e di conservare al meglio la perennazione del potenziale di produzione di “utilità”: (a) di regolazione di equilibri ecologici, (b) di habitat vivibili e vitali, (c) di produzione di beni finiti o intermedi o di flussi di energie, (d) di attrazione e di informazione.

 

ARGOMENTI DI RILEVANTE INTERESSE SCIENTIFICO

Nel rispetto di quanto detto in precedenza, il Centro studi auspica che la trattazione del tema generale possa essere supportata con apposite ricerche su aspetti particolari che investono la specificità della gestione degli assetti fondiari collettivi condotte da ricercatori, amministratori, cultori della materia operanti nelle sedi accademiche o presso gli enti collettivi e con interventi programmati su argomenti di rilevante interesse culturale ed operativo.

Dalle esperienze di gestione patrimoniale messe in atto sia da parte delle amministrazioni elette dalla collettività si deve convenire che la gestione degli assetti fondiari collettivi è molto complessa in ragione dei molteplici profili che coinvolge sia nelle attività di tutela e di organizzazione che in quelle di valorizzazione delle utilità messe a disposizione della collettività locale e dell'intera società.

A puro titolo esemplificativo, si indicano le seguenti aree di approfondimento relative a significative esperienze di:

  1. collettività, individuate in relazione all’uso collettivo di determinati beni, quali enti esponenziali del gruppo che esercita il potere sul demanio collettivo e sui soggetti legati dall’uso comune di beni;
  2. enti collettivi, contraddistinti della coesistenza di soggetti diversi, i quali, pur conservando i caratteri della propria diversità, sono coordinati allo scopo comune da una gestione che in termini dinamici tutela e valorizza al meglio il patrimonio materiale in un sistema economia/ambiente in continua evoluzione;
  3. regole, talvolta non scritte, ma rispettate, che disciplinano i diritti d’uso a livello individuale (di accesso o di prelievo di una determinata risorsa) e i diritti a livello collettivo (diritti di amministrazione in senso soggettivo che oggettivo);
  4. efficaci simbiosi tra attività di uso e di valorizzazione dei demani collettivi nel lungo periodo ambientale;
  5. tecniche di produzione, mediante le quali sono regolati i rapporti tra l’individuo e l’ambiente;
  6. tecniche di controllo del demanio collettivo, che fissano i rapporti degli uomini fra loro e che rendono conto del dominio, più o meno esteso, di un territorio, nel quale “il sistema sociale conserva l’ecosistema e l’ecosistema assicura le basi dello sviluppo del sistema sociale” (R.B. Norgaard, 1984).

La riunione vuole essere, quindi, un'ulteriore occasione di dibattito per riflettere su alcun profili degli assetti fondiari collettivi che attualmente rivestono maggiore importanza per la stessa sopravvivenza delle istituzioni rappresentative della proprietà collettiva nel nostro Paese..

 

INVITO A PRESENTARE CONTRIBUTI

Durante i lavori della 25^ Riunione è previsto un periodo di tempo per l'esposizione di contributi individuali, ammessi alla discussione dal Comitato scientifico. Con questa iniziativa, il Centro intende dare modo a tutti gli studiosi, e in particolare ai giovani studiosi, interessati al tema generale di presentare e discutere proprie ricerche sul tema proposto alla discussione durante i lavori della 25^ Riunione scientifica.

I manoscritti, comprendenti il titolo, la bibliografia di riferimento e un sommario in lingua italiana della lunghezza massima di 15-20 righe, dovranno pervenire alla Segreteria del Centro entro il 15 settembre 2019. L 'invio dei lavori, in formato word, dovrà essere effettuato tramite posta elettronica all'indirizzo : usicivici@unitn.it

I testi devono essere accompagnati dai seguenti dati relativi all'autore: nome e cognome, qualifica, istituto universitario o altro ente di appartenenza, indirizzo completo, anche di posta elettronica, numero di telefono e di telefax per l’invio di comunicazioni.

Il Comitato di selezione sarà coordinato dal prof. Christian Zendri, segretario generale dell'Associazione Nazionale “Guido Cervati” per gli studi sulla proprietà collettiva. La sottomissione dei manoscritti è gratuita. I proponenti saranno informati, entro il 30 settembre 2019, della decisione del Comitato di selezione.

 

PUBBLICAZIONE DEI CONTRIBUTI

II contributi (relazioni, comunicazioni) presentati durante la 25^ Riunione scientifica saranno pubblicati nella rivista Archivio Scialoja-Bolla, volume 1.2020 e i testi dovranno essere consegnati via e-mail nella versione definitiva entro il 31 gennaio 2020.

Ai fini della pubblicazione su Archivio Scialoja-Bolla gli autori sono pregati di osservare le “Istruzioni per gli autori” disponibili all’indirizzo: https://www.usicivici.unitn.it/scialoja-bolla/istruzioni.html.

 

ULTERIORI INFORMAZIONI

Il programma dei lavori della 25^ Riunione scientifica ed altre informazioni sul Centro Studi si possono trovare sul sito INTERNET all'indirizzo https://www.usicivici.unitn.it/ , aggiornato in tempo reale.

L'invito e il programma definitivo dei lavori della 25^ Riunione scientifica saranno pubblicati e inviati entro il mese di settembre 2019.

Per ogni ulteriore informazione sulla Riunione, si prega di prendere contatti con:

Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive

Via Prati, 2;
38122 TRENTO
Tel.: 0461.28 34 97 oppure 0461.28 22 35
Fax: 0461.28 34 96 oppure 0461.28 22 22

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