DECOLONIZZARE E FAR EMERGERE LA PROPRIETÀ COLLETTIVA

(Responsabile: prof. Pietro Nervi)



Premessa
Al centro dell'attenzione del progetto "Decolonizzare e far emergere la proprietà collettiva" è l'auto-organizzazione - frutto di necessità e di opportunismo, di legalità e di abusivismo, di rassegnazione e di arroganza, di dinamiche di lunga o breve durata, di protezionismo nostalgico e di sfruttamento predatorio - come forma distintiva dell'innovazione che investe lo spazio rurale e che ha un impatto, diretto o indiretto, sulle terre di dominio collettivo di non immediata percezione e di non facile valutazione.
Si rilevano esperienze encomiabili di autogestione dei dominii collettivi finalizzate, ad un tempo, a soddisfare gli interessi espressi dal gruppo dei titolari dei diritti di godimento e gli interessi diffusi rappresentati da una pluralità di interessi individuali di una comunità più ampia composta da residenti e non residenti, oltre l'interesse generale, in ragione dei servizi naturali finali erogati.
Peraltro, molto spesso la proprietà collettiva, che dello spazio rurale è quota considerevole, è interessata da processi, talvolta di marginalizzazione, talvolta di colonialismo, che incidono sulla struttura (componenti e fattori) del dominio collettivo, sul funzionamento (processi ecologici e produttivi) dell'ecosistema che insiste sulle terre civiche, sulla vicenda temporale (successione ecologica e mutamenti di destinazione o di uso) del patrimonio comunitario.
        Così, all'interno della dimensione della proprietà collettiva, il territorio si parcellizza in aree a differenti funzioni (ecologica, economica, ricreativa, culturale) e si riorganizza attraverso nuove relazioni tra l'ente di gestione e il gruppo degli utenti (i componenti della collettività territoriale locale e i fruitori della proprietà collettiva appartenenti ad altre comunità). Ma, attorno alla proprietà collettiva cresce una massa pulviscolare di edifici, costruzioni ed infrastrutture, connesse ai momenti di vita sociale e produttiva, derivante spesso da scelte individuali o istituzionali che prescindono o traggono profitto dalla natura demaniale della proprietà collettiva.
In generale, sembra potersi affermare che la proprietà collettiva con destinazione agro-silvo-pastorale e contraddistinta dal requisito della demanialità, viene considerata un sottoprodotto dell'assetto territoriale all'interno di un modello urbanizzato del sistema territoriale locale.
 

Finalità
Il progetto di ricerca intende indagare sui processi di mutamento i cui attori siano individuati, al contempo, come promotori e/o destinatari delle decisioni e degli interventi che hanno una ricaduta sul dominio collettivo
con particolare riguardo alla sua struttura, alla vicenda temporale, ai processi che in esso si compiono.
        Tra i soggetti considerati promotori e destinatari delle decisioni si possono individuare:

(a) la Pubblica Amministrazione, ad ogni livello di governo elettivo del territorio (Stato, Regioni, Province, Comuni ed altri enti delegati);
(b) la proprietà collettiva, che esprime un apposito ente di gestione oppure che è rappresentata esponenzialmente dal Comune amministrativo;
(c) i proprietari dei terreni circostanti alla proprietà collettiva;
(d) gli imprenditori, quali i titolari delle imprese di utilizzazione forestale, allevatori singoli od associati, titolari di imprese alberghiere o di ristoro, di impianti di risalita, ecc.;
(e) gli utilizzatori paganti, individuabili nei cacciatori, pescatori, raccoglitori di funghi, campeggiatori, ecc.;
(f) gli utilizzatori gratuiti, rappresentati da escursionisti, turisti, ecc.;
(g) i soggetti esterni, quali i decisori di grandi lavori pubblici, associazioni ambientaliste e protezioniste, ecc.
(h) i soggetti passivi, rappresentati da coloro che beneficiano direttamente o meno dei beni e dei servizi dispensati dal dominio collettivo.
Modalità di svolgimento
Il programma di ricerca, almeno nella sua fase di avvio, sarà coordinato dal proponente e sarà condotto in forma di gruppo di lavoro.
Il lavoro di ricerca mira soprattutto alla realizzazione di una campionatura dei casi di mutamento, inconsueti e poco visibili, ma esemplari e ricorrenti, sia con riguardo alle terre civiche sia con riguardo al territorio circostante. Ogni vicenda potrà essere descritta da colloqui con studiosi impegnati nell'interpretazione del territorio, da interviste a testimoni privilegiati, da diagrammi, da cartografie, da testi di commento, da documentazione fotografica. Le modalità di svolgimento della ricerca consentono, infatti, di utilizzare una pluralità di fonti e di punti di vista sul dominio collettivo e sul territorio circostante.
L'obiettivo proposto alla ricerca e la metodologia adottata possono valutarsi anche come una necessità oggi imprenscindibile se si vuole cogliere la natura dei fenomeni che incidono sulla gestione e sulla valutazione comune dei dominii collettivi. Si tratta di informazioni altrimenti difficili da individuare, ma che consentono di costituire una massa critica di punti di osservazione della situazione esistente nostro Paese nei confronti della proprietà collettiva.
La raccolta della documentazione sulle trasformazioni del territorio rurale, ed in particolare sulle trasformazioni dei dominii collettivi, costituirà il materiale per una riflessione non canonica sul presente e sul futuro della proprietà collettiva.
 

Presentazione dei risultati
In occasione della 7^ Riunione scientifica del Centro (8-9 novembre 2001) sarà individuato uno spazio nel quale saranno presentate monografie che racconteranno l'innovazione e le condizioni di incertezza della proprietà collettiva nel nostro Paese, con la finalità di creare una ulteriore occasione in cui siano evidenziate e discusse vicende esemplari delle trasformazioni in corso sulla proprietà collettiva.
Ciascun componente del gruppo di lavoro del programma di ricerca "Decolonizzare e far emergere la proprietà collettiva" parteciperà alla presentazione con un proprio dossier.