Principi per una strategia di gestione dei patrimoni degli assetti fondiari collettivi in un sistema evolutivo economia-ambiente

Trento, 20-21 novembre 2014


LA RIUNIONE

Con la convocazione della 20^ Riunione scientifica, il Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive si pone l'obiettivo di costituire una ulteriore occasione di incontro fra studiosi, ricercatori accademici, amministratori degli enti di gestione, testimoni ad alto livello, per approfondire i temi più attuali temi degli assetti fondiari collettivi.

In contrasto col sentire comune, che identifica la proprietà collettiva con un settore tradizionale e quindi poco innovativo, vi sono, invece, molte ragioni che ci inducono a ritenere altrimenti.

Giovandosi, allora, della collaborazione interdisciplinare, la Riunione si pone come sede di confronto, di dibattito e di approfondimento culturale per quanti identificano nella proprietà collettiva un diverso modo di possedere (contrastando il forte pregiudizio ideologico contro la proprietà collettiva) ed un diverso modo di gestire (contrastando l'opinione ampiamente diffusa secondo cui la proprietà collettiva è fonte di inefficienza).

 

DATA E SEDE DI SVOLGIMENTO

La 20^ Riunione scientifica si svolgerà in seduta plenaria nei giorni di giovedì 20 e venerdì 21 novembre 2014, a Trento, nella Sala Conferenze del Dipartimento di Economia e Management, via Rosmini, 44.

 

IL TEMA GENERALE

Come è noto, ogni assetto fondiario collettivo è caratterizzato dai seguenti elementi strutturali: rispettivamente, di natura personale (la collettività locale), patrimoniale (il patrimonio civico) e teleologica (lo scopo comune). Dalle relazioni tra questi elementi strutturali è possibile cogliere appieno ciò che contraddistingue l'economia degli assetti fondiari collettivi, da una parte, la consapevolezza di una stretta interazione fra l'economia della collettività locale e il suo patrimonio civico e, da un'altra parte, il concetto di co-evoluzione considerando esplicitamente il rapporto tra il demanio civico come ecosistema fisico-biologico e la collettività locale come sistema sociale, dalla cui interazione si evince come la collettività locale conserva e valorizza il proprio demanio civico e il demanio civico assicura la base territoriale della produzione di utilità per lo sviluppo della collettività.

Se già i forestali, trattando della stazione forestale, hanno sempre inteso far riferimento ad un fattore complesso – in quanto abbraccia beni economici, come il terreno con le sue qualità fisico chimiche originarie, e beni non economici, come gli elementi del clima –, nella fase più recente la nozione di patrimonio civico non solo sottende una pluralità di contenuti, ma ha subito anche profonde modificazioni attraverso una sua estensione in ragione della percezione delle diverse utilità che esso può fornire; ragion per cui, l'elemento di natura patrimoniale dell'assetto fondiario collettivo deve essere individuato principalmente nell'insieme degli elementi naturali e dei sistemi che essi formano e che sono suscettibili di essere trasmessi alla generazione futura oppure di trasformarsi. Questo pool di potenziali risorse presenti all'interno dei confini della terra di collettivo godimento costituisce il cosiddetto patrimonio civico, dotato di autonomia rispetto ai patrimoni personali dei singoli membri della collettività.

Scendendo ad un grado di maggiore dettaglio, possiamo comprendere come il demanio civico sia formato da due sotto-sistemi: il biotopo e la biocenosi. Il biotopo va individuato nell'ambiente fisico della vita e comprende generalmente elementi quali il suolo, l'acqua e l'atmosfera con l'energia solare che l'attraversa, combinati in proporzioni variabili. La biocenosi è un insieme di organismi vivi che coesistono in un luogo dato e che intrattengono relazioni di concorrenza o di complementarità. La realtà si concreta quindi in una serie praticamente infinita di demani civici, che sono, in sostanza l'espressione ultima delle forze economiche operanti nel territorio locale. Di, più, ad un attento esame, il demanio civico si presenta, per un verso, come spazio multidimensionale in ragione della sua complessità data da un gran numero di elementi naturali ed antropici coesistenti in una relazione di interdipendenza e, per un altro verso, come cellula del grande tessuto di un territorio più ampio.

Nella cultura della civiltà rurale, il capitale natura è stato e continua ad essere il fondo sul quale è basata l'utilizzazione dei beni naturali al fine di trarre utilità per la collettività locale. Tuttavia con la seconda metà del secolo scorso il brusco aumento dei prelievi sul capitale natura (con le attività agricole, forestali, estrattive, industriali delle energie rinnovabili, collettrici della caccia, pesca, raccolta funghi, ecc.), dei diversi tipi di inquinamento degli ambienti (chimico, acustico, ecc.) e dei cambiamenti nella utilizzazione della terra (da fattore di produzione a bene di consumo di tipo residenziale, paesaggistico, turistico attivo o rigenerativo) al generale convincimento intorno ai beni naturali come inesauribili, invulnerabili e gratuiti, sono subentrati nuovi interrogativi sui modi di gestire le risorse naturali e, più in generale, in questi ultimi anni sono sempre più frequenti i riferimenti ai termini di relativa scarsità delle risorse naturali e di sviluppo sostenibile e durevole nelle politiche di sviluppo locale.

Da qui il ricorrente interrogativo di come deve essere gestito il patrimonio civico affinché questo possa contribuire allo sviluppo sostenibile e durevole dell'assetto fondiario collettivo nella sua complessità costitutiva di collettività locale titolare dei diritti d'uso e di demanio civico come base territoriale di risorse naturali, cioè di quelle materiali, da cui derivano flussi di beni finiti o intermedi o di energie rinnovabili, e di quelle ambientali, da cui derivano i servizi degli ecosistemi (servizi di spazio vitale, di regolazione, di informazione).

Questo interrogativo rinvia ad analisi sulle implicazioni patrimoniali delle caratteristiche degli elementi costituenti il patrimonio civico, sulla necessità di disporre strumenti che permettano una valutazione permanente, quanto meno fisica, del patrimonio stesso, sui criteri di equità diacronica (intergenerazionale) e di equità sincronica, sia, e prioritariamente, con i titolari del diritto d'uso, sia, una volta soddisfatta la domanda da parte dei titolari dei diritti d'uso, con la società in generale a beneficio della quale molteplici effetti esterni dell'assetto fondiario collettivo costituiscono veri e propri beni comuni (paesaggio, biodiversità, ambiente salubre).

Attraverso la tutela e la razionale valorizzazione delle risorse naturali, siano queste singolarmente considerate come l'acqua, l'aria, la flora e la fauna selvatiche, oppure gli ecosistemi terrestri o acquatici che tali risorse contengono, gli assetti fondiari collettivi contribuiscono alla conservazione di risorse essenziali per l'umanità.

Tuttavia, è necessario ricordare in proposito come le risorse naturali sono per una parte importante fuori mercato e il sistema dei prezzi, anche laddove questi si possono rilevare, non sempre contengono tutte le informazioni necessarie sul sistema fisico di produzione rappresentato dal demanio civico per la sua efficace tutela e valorizzazione. Ragion per cui, sia che ci si collochi in un approccio ex ante di riflessione circa la destinazione d'uso delle risorse o in un approccio ex post circa la valutazione di un danno economico, il calcolo economico del beneficio o della perdita ambientale si impone. Questo esercizio impone che si collochino i servizi resi dal patrimonio civico in una logica economica e che si definiscano le modalità di calcolo delle perdite o dei benefici associati ad una modificazione nella struttura e nel funzionamento del demanio civico e quindi ad una variazione dei servizi che questo procura.

E poiché, in ogni caso, è il sistema dei segnali che individua un modello di economia, al massimo livello di generalizzazione, si è soliti definire l'economia degli assetti fondiari collettivi come un sistema fisico di produzione di beni o di servizi organizzato secondo un sistema sociale di segnali riconoscibile in una particolare collettività e che di questa orienta il comportamento, dovendosi, quindi, riconoscere che, se nell'economia di mercato i processi del sistema fisico sono organizzati secondo un sistema di segnali molto particolare, cioè il sistema dei prezzi di mercato, nelle economie dell'uso – specifica degli assetti fondiari collettivi –, invece, il sistema dei segnali è sempre rappresentato da una combinazione di valori di scambio e codici di comportamento culturali o ideologici. La dinamica degli assetti fondiari collettivi dipende quindi dalle condizioni fisiche della produzione di utilità.

Occorre allora considerare come nel caso specifico degli assetti fondiari collettivi le utilità passano attraverso processi di transazioni, di esazioni, di inserzioni che investono direttamente il demanio civico. La transazione implica lo scambio reale di beni o servizi ottenuti dai processi produttivi attuati all'interno del demanio civico o di stock di beni naturali presenti nello stesso demanio con i titolari dei diritti d'uso o con soggetti esterni con mutuo vantaggio e con l'accordo dei soggetti interessati. L' esazione, invece, implica l'acquisizione, forzata e senza compenso, di beni o servizi ottenuti dai processi produttivi attuati all'interno del demanio civico o di stock di beni naturali presenti nello stesso demanio da parte di un agente (o agenti) che effettua (o effettuano) un altro processo di produzione o di consumo. L' inserzione, a sua volta, implica l'imposizione sul demanio civico, forzata e senza compenso, degli outputs di un processo da parte dell'agente (o agenti) che lo effettua (o effettuano) un altro processo di produzione o di consumo. È questo il caso dell'inquinamento oppure dell'abbandono nel demanio civico di rifiuti.

Nel caso degli assetti fondiari collettivi, nel quale la collettività locale è congiuntamente determinata con il suo patrimonio civico, la storia della collettività locale e quella del suo demanio civico sono interconnesse, in quanto variazioni nell'una danno origine a nuove forme nell'altro. Per cui, la nozione importante da trarre è che gli assetti fondiari collettivi possano essere sospinti oltre la “soglia di instabilità” sia da contraddizioni interne sia in conseguenza di nuove interazioni con il demanio civico.

In proposto gioca un ruolo notevole la comprensione di due ordini di attività allorché ci si trova nelle condizioni di decidere sulle scelte da compiere: da una parte, attività dette cruciali , in quanto soggette ad incertezza, e, da una'altra parte, attività dette non cruciali , in quanto soggette a rischio. Le prime storicamente uniche, per le quali non vi sono osservazioni in base alle quali costruire una funzione al fine di prevederne i risultati. Le seconde, invece, hanno dei precedenti storici; esse sono simili, in tutto o in parte, alle attività intraprese precedentemente nel demanio civico e, di conseguenza, vi sono molte osservazioni in base alle quali costruire una funzione di variabili casuali per tutti i possibili risultati associati con il tipo di attività prescelto.

Di qui la necessità di ripensare all'assetto fondiario collettivo in modo globale ed unitario e di collegare le competenze attribuite alla collettività locale con le caratteristiche del suo demanio civico, in quanto ciò fa emergere l'identità profonda della collettività locale nel momento in cui deve definire il proprio orientamento strategico che riguarda: (a) che cosa essa fa o vuole fare, in termini di attività; (b) perché lo fa o lo vuole fare (cioè stabilire gli obiettivi di fondo; (c) come lo fa o lo vuole fare, vale a dire le modalità della gestione e dell'organizzazione; (d) quando lo fa o lo vuole fare, vale a dire determinare l'orizzonte temporale distinguendo tra il breve periodo ambientale in cui non vi è alcun cambiamento ambientale o tecnologico associato ad una particolare attività e il lungo periodo ambientale durante il quale il processo di cambiamento ambientale o tecnologico ha dato origine a qualche effetto.

La letteratura delle scienze logico-matematiche in materia è considerevole ed ha raggiunto livelli di raffinata complessità ed è stata anche suffragata da numerosi studi empirici; tuttavia per queste il test di verità richiede solo che le deduzioni da un dato insieme di assiomi siano logicamente corrette; nel caso, invece, degli assetti fondiari collettivi, diventa essenziale la descrizione sistematica delle interrelazioni fondamentali fra le variabili della realtà, onde il test ultimo di verità è se le proposizioni corrispondono o meno alla realtà. La conoscenza storica è quindi di rilevante importanza nella gestione dei patrimoni degli assetti fondiari collettivi, in quanto solo i precedenti storici di attività con caratteristiche non cruciali consentono di affermare qualcosa sulla gamma e sulla distribuzione dei risultati possibili.

Restando fedeli al metodo interdisciplinare e collaborativo col proposito di integrare piani analitici diversi adottato da Centro studi, il tema generale sarà sviluppato attraverso relazioni di base affidate ad autorevoli studiosi della materia.

 

ARGOMENTI DI RILEVANTE INTERESSE SCIENTIFICO

Tuttavia, nel rispetto di quanto detto in precedenza, il Centro studi auspica che la trattazione del tema generale possa essere supportata con apposite ricerche su aspetti particolari che investono la specificità della gestione degli assetti fondiari collettivi condotte da ricercatori, amministratori, cultori della materia operanti in sedi accademiche o presso gli enti collettivi e con interventi programmati su argomenti di rilevante interesse culturale ed operativo.

Dalle esperienze di gestione patrimoniale messe in atto sia da parte delle amministrazioni elette dalla comunità sia anche da quelle espresse dal Comune, si deve convenire che la gestione degli assetti fondiari collettivi è molto complessa in ragione dei molteplici profili che coinvolge sia nelle attività di tutela e di organizzazione che in quelle di valorizzazione delle utilità messe a disposizione della collettività locale e dell'intera società.

A puro titolo esemplificativo, si indicano i seguenti temi:

  1. La valutazione dei servizi naturali finali resi dai principali ecosistemi terrestri o acquatici in possesso degli assetti fondiari collettivi.
  2. Come le comunità titolari si fanno carico dei vincoli e delle opportunità connessi al proprio demanio civico.
  3. Regole di utilizzazione intertemporale delle risorse rinnovabili.
  4. Regole di utilizzazione delle risorse naturali non rinnovabili.
  5. La scomparsa di risorse biologiche a causa di azioni antropiche.
  6. L'impostazione della contabilità fisica delle risorse naturali presenti nel demanio civico.
  7. Analisi del patrimonio culturale della comunità titolare del demanio civico: (a) beni culturali dell'opera dell'uomo (beni documentari, storiografici, archeologici) e (b) beni culturali naturali (biologici, abiologici).
  8. Modalità di gestione patrimoniale delle specie della flora e della fauna.
  9. La gestione patrimoniale degli ecosistemi.
  10. Principi di protezione e di trasmissione del patrimonio civico.
  11. Il paesaggio nell'attività degli enti di gestione: dal patrimonio civico a bene comune.
  12. L'azione collettiva dei comitati per il recupero dei beni di demanio civico o per la tutela del patrimonio degli assetti fondiari collettivi.
La riunione vuole essere, quindi, un'ulteriore occasione di dibattito per riflettere su alcuni profili degli assetti fondiari collettivi che attualmente rivestono maggiore importanza per la stessa sopravvivenza delle istituzioni rappresentative della proprietà collettiva nel nostro Paese.

 

INVITO A PRESENTARE CONTRIBUTI SCIENTIFICI

Durante i lavori della Riunione è previsto un periodo di tempo per l'esposizione dei contributi individuali, ammessi alla discussione dal Comitato scientifico. Con questa iniziativa, il Centro intende dare modo a tutti gli studiosi interessati al tema generale, e in particolare ai giovani studiosi, di presentare e discutere proprie ricerche sul tema proposto alla discussione nella 20^ Riunione scientifica.

I manoscritti, comprendenti il titolo, la bibliografia di riferimento e un sommario, dovranno pervenire alla Segreteria del Centro entro il 15 settembre 2014. L 'invio dei lavori, in formato word, dovrà essere effettuato tramite posta elettronica all'indirizzo: usicivici@unitn.it . La sottomissione dei manoscritti è gratuita.

Il Comitato di selezione sarà coordinato dal prof. Christian Zendri, segretario generale dell'Associazione Nazionale “Guido Cervati” per gli studi sulla proprietà collettiva. I proponenti saranno informati, entro il 30 settembre 2014, della decisione del Comitato di selezione.

 

PUBBLICAZIONE DEI CONTRIBUTI SCIENTIFICI

I contributi (relazioni, comunicazioni, contributi) presentati durante la 20^ Riunione scientifica saranno pubblicati nella rivista Archivio Scialoja-Bolla, volume 1.2015 e i testi dovranno essere consegnati via e-mail nella versione definitiva entro il 31 gennaio 2015.

 


ISTRUZIONI PER GLI AUTORI

Ai fini della pubblicazione, gli autori sono pregati di osservare le seguenti norme redazionali:

  a. Invio dei testi
Il testo corredato delle note a pié di pagina deve essere trasmesso al Centro Studi per posta in duplice copia assieme al dischetto, indicando il programma di videoscrittura usato. In alternativa può essere usata la posta elettronica ( usicivici@unitn.it ). I testi devono essere corredati dai riferimenti bibliografici e da un riassunto in italiano della lunghezza massima di 15-20 righe. I testi devono essere altresì accompagnati dai seguenti dati relativi all'autore: nome e cognome, qualifica, istituto universitario o altro ente di appartenenza, indirizzo completo anche di posta elettronica, numero di telefono e di telefax.

  b. Dimensioni dei testi
I contributi non devono superare le 15 pagine di stampa (circa 45.000 battute).

  c. Tabelle e grafici
Le tabelle e i grafici vanno numerati progressivamente, con l'indicazione del titolo in corsivo. L'indicazione della fonte da cui i dati sono tratti va posta in calce alla tabella o al grafico. Nel caso di grafici complicati o disegni si raccomanda di inviare un lucido.

  d. Riferimenti bibliografici
I riferimenti bibliografici possono essere fatti sia usando le note a piè di pagina sia fra parentesi nel testo (es. Treves, 1988, p. 315) con rinvio alla bibliografia in fondo all'articolo.

 

ULTERIORI INFORMAZIONI

Il programma dei lavori della 20^ Riunione scientifica ed altre informazioni sul Centro Studi si possono trovare sul sito INTERNET all'indirizzo http://www.usicivici.unitn.it/ , aggiornato in tempo reale.

L'invito e il programma definitivo dei lavori della 20^ Riunione scientifica saranno pubblicati e inviati entro il mese di settembre 2014.
Per ogni ulteriore informazione sulla Riunione, si prega di prendere contatti con:

Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive

Via Prati, 2;
38122 TRENTO
Tel.: 0461.28 34 97 oppure 0461.28 22 35
Fax: 0461.28 34 96 oppure 0461.28 22 22

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