UN ALTRO MODO DI POSSEDERE: DA ELABORAZIONE DOTTRINALE A PROGETTO CULTURALE.
- Intersezione tra discipline diverse in occasione della ristampa del volume di Paolo Grossi -

Trento, 16-17 novembre 2017


LE RAGIONI DI UNA RIUNIONE SCIENTIFICA

Con la convocazione della 23^ Riunione scientifica, il Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive si pone l'obiettivo di costituire una ulteriore occasione di incontro fra studiosi, ricercatori accademici, amministratori degli enti di gestione, testimoni ad alto livello, per approfondire i temi più attuali degli assetti fondiari collettivi.

In contrasto col sentire comune, che identifica la proprietà collettiva con un settore tradizionale e quindi poco innovativo, vi sono, invece, molte ragioni che ci inducono a ritenere altrimenti.

Giovandosi, allora, delle opportunità derivanti dalla collaborazione interdisciplinare, la Riunione si pone come sede di confronto, di dibattito e di approfondimento culturale per quanti identificano nella proprietà collettiva un diverso modo di possedere (contrastando il forte pregiudizio ideologico contro la proprietà collettiva) ed un diverso modo di gestire (contrastando l'opinione ampiamente diffusa secondo cui la proprietà collettiva è fonte di inefficienza).

 

DATA E SEDE DI SVOLGIMENTO

La 23^ Riunione scientifica si svolgerà in seduta plenaria nei giorni di giovedì 16 e venerdì 17 novembre 2017, a Trento, nella Sala Conferenze del Dipartimento di Economia e Management, via Rosmini, 44.

 

IL TEMA GENERALE

La ragione prima della 23^ Riunione scientifica va individuata nella ristampa del libro, da tempo esauritissimo, di Paolo Grossi, “Un altro modo di possedere”, pubblicato nel 1977. La ristampa – in volume autonomo – quaranta anni dopo, riporta il testo del vecchio libro, ampliato con un’appendice risultante da tre suoi saggi, e cioè la rivisitazione fatta in occasione del Trentennio (‘Un altro modo di possedere’ rivisitato), il saggio (’Usi civici’: una storia vivente) e, infine, la “Relazione conclusiva” del Convegno di Nuoro (ottobre 2016), quale più recente riflessione generale dell’Autore sugli assetti fondiari collettivi.

Fra le innumerevoli opere di Paolo Grossi, il volume “Un altro modo di possedere”, occupa un posto particolare. Non tanto perché ha fatto emergere forme alternative alla coscienza giuridica postunitaria, oppure perché ad esso si sono ispirati moltissimi studiosi ricercatori, o perché esso manifesta, in tutta la sua evidenza, e la volontà di rappresentare e la capacità di esprimere con chiarezza ed esattezza espositiva il pensiero di fondo dell’Autore; bensì, perché in quest’opera, pur così apparentemente contrassegnata da rigide esigenze tecnico-giuridiche dello storico del diritto, emergono esigenze umane: in particolare, la domanda di verità, di conoscenza, di comprensione su una organizzazione sociale, complessa ed articolata, che ha la possibilità di produrre diritto circa vincoli collettivi sul comportamento individuale nell’uso del patrimonio collettivo e racchiude in sé con estrema efficacia il trattato completo del paradigma dell’assetto fondiario collettivo.

Riprendendo una frase del pensiero di G. W. F. Hegel (1770 - 1831), Paolo Grossi, studioso ricercatore, è figlio del suo tempo. Infatti, colpito dalla longevità storica sia delle tecniche applicate sia delle istituzioni riconducibili agli assetti fondiari collettivi, di questi conosce le lotte che le organizzazioni di proprietà collettiva del Nord Italia hanno condotto sul piano giudiziario e politico per difendersi dalla legge 1766 del 1927 e vuole comprenderne la costante resistenziale a fronte dei ripetuti tentativi orientati alla loro estinzione; ma P. Grossi è anche consapevole del fatto per cui, con il secondo dopoguerra, la legge del ‘27 “transita” in una situazione politico-giuridica diversa, vale a dire “finisce” in un sistema caratterizzato dal principio democratico, dall’esaltazione del principio di partecipazione alla gestione della cosa pubblica, dalla tutela delle formazioni sociali intermedie, dalla tutela del paesaggio e dell’ambiente.

“Un altro modo di possedere” è articolato in tre parti: L’introduzione (pp. 5-39), Il dibattito europeo (pp. 43-187), La vicenda italiana (pp. 191-390). Una miscela sapiente di esperienza diretta, di scavo d’archivi, di sensibilità giuridica. La trama generale dell’opera, il modo seguito nell’articolazione dei diversi argomenti, il procedimento schematico favoriscono in maniera eccellente l’evidenza dell’emersione di forme alternative di proprietà e della visione integrale di istituti riconducibili al sistema degli assetti fondiari collettivi, nel quale identità della singola proprietà collettiva e totalità del sistema degli asseti fondiari collettivi non si elidono, ma si conciliano e si intrecciano.

P. Grossi ha sempre avuto piena coscienza dell’importanza dei suoi scritti e, per questo, è sempre stato il primo critico di se stesso: infatti, se proprio all’inizio della “Prefazione”, valuta il proprio saggio “un minimo contributo” alla migliore conoscenza delle forme di appropriazione collettiva, già alla fine dello stesso paragrafo, manifesta la consapevolezza dell’improrogabile necessità di una maggiore attenzione su tale istituto, “al fine di recuperarne tutta la ricchezza e tutta la complessità che ne sono il tratto caratterizzante”.

Il contributo di P. Grossi, infatti, per un verso, ha fornito agli studiosi della materia ed agli amministratori degli assetti fondiari collettivi lo stimolo a meglio conoscere e a meglio comprendere di ogni assetto il contenuto di “un altro modo odi possedere” ed il fondamento del correlato “altro modo di gestire”; per un altro verso, ha trovato applicazione anche sul piano legislativo con la promulgazione della legge 431/1985, che fa emergere il sistema storico degli assetti fondiari collettivi e di questi tutela i demani collettivi come beni naturalistici ed ambientali. Così, “Un altro modo di possedere”, da elaborazione dottrinale va accolto oggi come strumento che apre una nuova stagione per gli assetti fondiari collettivi, rifondando su nuove basi una prassi gestionale che si è ridotta nel tempo a pura tutela legale della proprietà (condizione necessaria, ma non sufficiente) del demanio collettivo, per privilegiare, invece, la tutela del possesso (condizione necessaria e sufficiente) del demanio collettivo con la continuità dell’uso e della valorizzazione delle risorse naturali in esso contenute.

Il Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive dell’Università degli studi di Trento, che ha come proprio compito fondamentale quello di eseguire e di promuovere ricerche in tema di possessi collettivi e di raccogliere la documentazione sulla materia, ha insistito perché si potesse procedere alla ristampa anastatica, quaranta anni dopo, del libro da tempo esauritissimo. Il testo anastatico del vecchio libro è ampliato da una appendice risultante da tre saggi recenti, e cioè la rivisitazione fatta in occasione del Trentennio (Un altro modo di possedere rivisitato), il saggio “’Usi civici: una storia vivente”), e, infine, la Relazione conclusiva a Nuoro quale ultima riflessione generale dell’Autore sugli assetti fondiari collettivi (Gli assetti fondiari collettivi, oggi: poche (ma ferme) conclusioni). I tre saggi recenti si collegano all’opera precedente con una serie di rimandi o di aggiornamenti che disegnano una visione in progress e di ampio respiro.

In conclusione, l’auspicio del Centro studi è che il volume di Paolo Grossi, ampliato e ristampato, non sia lo strumento che, usato con criterio meccanico, consenta a chiunque di compiere ricerche in tema di assetti fondiari collettivi, ma sia un testo da studiare per prepararsi a conoscere e a comprendere un altro modo di possedere, al fine di poter poi operare in un futuro verso cui la previsione si protende che non abolisce il passato, ma lo riassume sotto uno sguardo nuovo: non la nostalgia, bensì la memoria, che guarda al passato come al tempo in cui è stato possibile accumulare esperienze.

La distinzione spinge quindi ad approfondire l’analisi dell’orientamento strategico di fondo dell’ente di gestione per comprendere come il patrimonio collettivo (materiale ed immateriale) non possa essere assimilato al capitale, in primo luogo, a ragione del suo riferimento alla durata (carattere intergenerazionale) e all’appartenenza (ad collettività locale in continuo mutamento); in secondo luogo, per il fatto che comprende elementi non commerciali; in terzo luogo, perché non è riconducibile in un sistema contabile basato su di un sistema di valori (monetari e non). Emblematica, in proposito, l’affermazione: “non si gestisce un patrimonio esattamente alla stessa maniera con cui si gestisce un capitale: si gestisce un capitale per aumentarlo, si gestisce un patrimonio per trasmetterlo” (Y. Barel, 1984).

 

ARGOMENTI DI RILEVANTE INTERESSE SCIENTIFICO

Nel rispetto di quanto detto in precedenza, il Centro studi auspica che la trattazione del tema generale possa essere supportata con apposite ricerche su aspetti particolari che investono la specificità della gestione degli assetti fondiari collettivi condotte da ricercatori, amministratori, cultori della materia operanti in sedi accademiche o presso gli enti collettivi e con interventi programmati su argomenti di rilevante interesse culturale ed operativo.

Dalle esperienze di gestione patrimoniale messe in atto sia da parte delle amministrazioni elette dalla comunità come anche da quelle espresse dal Comune, si deve convenire che la gestione degli assetti fondiari collettivi è molto complessa in ragione dei molteplici profili che coinvolge sia nelle attività di tutela e di organizzazione che in quelle di valorizzazione delle utilità messe a disposizione della collettività locale e dell'intera società.

A puro titolo esemplificativo, si indicano le seguenti aree di approfondimento relative a significative esperienze di:

  1. collettività, individuate in relazione all’uso collettivo di determinati beni, quali enti esponenziali del gruppo che esercita il potere sul demanio collettivo e sui soggetti legati dall’uso comune di beni;
  2. enti collettivi, contraddistinti della coesistenza di soggetti diversi, i quali, pur conservando i caratteri della propria diversità, sono coordinati allo scopo comune da una gestione che in termini dinamici tutela e valorizza al meglio il patrimonio materiale in un sistema economia/ambiente in continua evoluzione;
  3. regole, talvolta non scritte, ma rispettate, che disciplinano i diritti d’uso a livello individuale (di accesso o di prelievo di una determinata risorsa) e i diritti a livello collettivo (diritti di amministrazione in senso soggettivo che oggettivo);
  4. efficaci simbiosi tra attività di uso e di valorizzazione dei demani collettivi nel lungo periodo ambientale;
  5. tecniche di produzione, mediante le quali sono regolati i rapporti tra l’individuo e l’ambiente;
  6. tecniche di controllo del demanio collettivo, che fissano i rapporti degli uomini fra loro e che rendono conto del dominio, più o meno esteso, di un territorio, nel quale “il sistema sociale conserva l’ecosistema e l’ecosistema assicura le basi dello sviluppo del sistema sociale” (R.B. Norgaard, 1984).

La riunione vuole essere, quindi, un'ulteriore occasione di dibattito per riflettere su alcuni profili degli assetti fondiari collettivi che attualmente rivestono maggiore importanza per la stessa sopravvivenza delle istituzioni rappresentative della proprietà collettiva nel nostro Paese.

 

INVITO A PRESENTARE CONTRIBUTI

Durante i lavori della Riunione è previsto un periodo di tempo per l'esposizione di contributi individuali, ammessi alla discussione dal Comitato scientifico. Con questa iniziativa, il Centro intende dare modo a tutti gli studiosi, e in particolare ai giovani studiosi, interessati al tema generale di presentare e discutere proprie ricerche sul tema proposto alla discussione nella 23^ Riunione scientifica.

I manoscritti, comprendenti il titolo, la bibliografia di riferimento e un sommario in lingua italiana della lunghezza massima di 15-20 righe, dovranno pervenire alla Segreteria del Centro entro il 15 settembre 2017. L 'invio dei lavori, in formato word, dovrà essere effettuato tramite posta elettronica all'indirizzo: usicivici@unitn.it

I testi devono essere accompagnati dai seguenti dati relativi all'autore: nome e cognome, qualifica, istituto universitario o altro ente di appartenenza, indirizzo completo, anche di posta elettronica, numero di telefono e di telefax per l’invio di comunicazioni.

Il Comitato di selezione sarà coordinato dal prof. Christian Zendri, segretario generale dell'Associazione Nazionale “Guido Cervati” per gli studi sulla proprietà collettiva. La sottomissione dei manoscritti è gratuita. I proponenti saranno informati, entro il 30 settembre 2017, della decisione del Comitato di selezione.

 

PUBBLICAZIONE DEI CONTRIBUTI

II contributi (relazioni, comunicazioni) presentati durante la 23^ Riunione scientifica saranno pubblicati nella rivista Archivio Scialoja-Bolla, volume 1.2018 e i testi dovranno essere consegnati via e-mail nella versione definitiva entro il 31 gennaio 2018.
Ai fini della pubblicazione su Archivio Scialoja-Bolla gli autori sono pregati di osservare le “Istruzioni per gli autori” disponibili all’indirizzo: http://www.usicivici.unitn.it/scialoja-bolla/istruzioni.html.

 

ULTERIORI INFORMAZIONI

Il programma dei lavori della 23^ Riunione scientifica ed altre informazioni sul Centro Studi si possono trovare sul sito INTERNET all'indirizzo http://www.usicivici.unitn.it/ , aggiornato in tempo reale.

L'invito e il programma definitivo dei lavori della 23^ Riunione scientifica saranno pubblicati e inviati entro il mese di settembre 2017.

Per ogni ulteriore informazione sulla Riunione, si prega di prendere contatti con:

Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive

Via Prati, 2;
38122 TRENTO
Tel.: 0461.28 34 97 oppure 0461.28 22 35
Fax: 0461.28 34 96 oppure 0461.28 22 22

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